Lo stabilimento siderurgico Arcelor Mittal, ex ILVA, è da molti anni al centro di battaglie legali e di proteste dei cittadini di Taranto per l’inquinamento che produce.
Numerosi articoli, dossier, inchieste hanno evidenziato in modo inequivocabile la sua responsabilità per l’inquinamento ambientale e per il conseguente aumento di numerose patologie a carico dei cittadini di Taranto ed in particolare degli adiacenti quartieri di Tamburi e di Paolo VI.
Cerchiamo di analizzare brevemente la storia della fabbrica, come si è arrivati alla disastrosa situazione attuale e soprattutto i tipi di sostanze inquinanti emesse dallo stabilimento e le patologie associate in modo da poterci difendere.
STORIA:
Lo stabilimento siderurgico di Taranto è attualmente il più grande di Europa, è stato fondato negli anni ’60 per dare al sud Italia un rilancio occupazionale e cercare di porre fine alla crisi del mezzogiorno. Lo stabilimento, allora chiamato Italsider, era il quarto polo siderurgico d’Italia, in ordine di tempo, e ben presto si ingrandì fino a diventare lo stabilimento siderurgico più grande d’Europa. Con i suoi ventimila dipendenti, più quindicimila di indotto, divenne così importante che modellò la città di Taranto trasformando interi quartieri, come il tristemente noto Tamburi, che prima degli anni ’60 era noto per la purezza dell’aria e la sua salubrità, e attualmente è diventato uno dei quartieri simbolo del disastro ambientale.
Già all’inizio degli anni ’70 cominciò ad emergere la responsabilità della fabbrica nell’inquinamento di tutta l’area circostante, nonostante questo in più di quarant’anni poco o niente è stato fatto dal punto di vista ambientale per abbassare le emissioni nocive e bonificare l’inquinamento pregresso. La successiva vendita dello stabilimento alla famiglia Riva ha peggiorato la situazione, come attestano le inchieste della magistratura che hanno portato all’arresto dei vertici aziendali. Dallo scorso anno il polo siderurgico è di proprietà del gruppo Arcelor Mittal che ha promesso di fare importanti investimenti per l’ambiente, ma i dati ambientali attuali, come vedremo in seguito, dimostrano addirittura un aumento delle emissioni di sostanze tossiche.
SOSTANZE INQUINANTI EMESSE:
Le sostanze inquinanti emesse dallo stabilimento sono molteplici, di diversi tipi e in quantità molto elevate, questo perché vengono effettuati tutti i processi produttivi a partire dalle materie prime fino al prodotto finale e perché produce dai 4 ai 6 milioni di tonnellate di acciaio ogni anno.
Una prima fonte di inquinamento è dovuta al trasporto delle enormi quantità delle materie prime, in particolare il calcare viene estratto da cave locali e trasportato via terra, mentre il carbone e il ferro arrivano via nave. Il carbone serve sia per produrre energia nelle centrali termiche dove viene bruciato, con emissioni tipiche dei combustibili fossili (polveri sottili, COV, CO, CO2, NO, NO2, benzene…) sia come materia prima per la produzione dell’acciaio.
Un’altra fonte di inquinamento molto importante è dovuta all’immagazzinamento del carbone, infatti attualmente viene conservato all’aperto per cui nelle giornate ventose tutte le polveri di carbone vengono trasportate sui quartieri limitrofi per cui il comune è costretto ad emettere un’ordinanza di chiusura delle scuole, e le persone sono costrette a stare tappate in casa con le finestre chiuse. Uno dei progetti di adeguamento dell’acciaieria alle norme ambientali prevede la copertura dei parchi minerari per evitare la dispersione del pulviscolo.
Nei successivi processi produttivi, si ha la trasformazione del carbone in carbon-coke, più resistente ed adatto alle successive lavorazioni, all’interno di forni ad alte temperature. Uno studio dell’ARPA del 2013 dimostra che questo stadio è particolarmente inquinante per quanto riguarda l’emissione di benzopirene, idrocarburi policilici aromatici e polveri sottili, e uno studio scientifico dimostra una correlazione tra queste sostanze emesse dallo stabilimento e la loro elevata concentrazione nei quartieri di Taranto, dimostrando senza dubbio che la fonte dell’inquinamento è l’ILVA.
Ultimi dati di gennaio e febbraio 2019 segnalano un aumento rispettivamente del 30% e del 49% rispetto agli stessi mesi del 2018.
Per non farci mancare nulla, l’impianto di agglomerazione, dove vengono miscelati il ferro insieme al calcare e al carbone, produce quantità di diossina molto superiori ai limiti stabiliti per legge, per cui dal 2010 la regione Puglia ha vietato il pascolo di animali da allevamento ad una distanza inferiore ai 20 km dallo stabilimento. Per renderci conto delle quantità basti pensare che a Taranto nel solo anno 2006 è stata emessa il 92% di tutta la diossina prodotta in Italia, con valori che superano di 93 volte i limiti stabiliti per legge.
RISCHIO SANITARIO
Le emissioni di sostanze inquinanti, hanno contaminato profondamente tutto l’ambiente circostante, le falde acquifere, l’aria, la terra, e stanno causando un aumento significativo di una serie di patologie soprattutto nei quartieri limitrofi.
Evidenze dell’aumento nell’incidenza di tumori e altre patologie cardiovascolari si erano già osservate negli anni ’70, addirittura il 30 novembre 1990 una delibera del Consiglio di Ministri definiva Taranto e Brindisi come città ad elevato rischio ambientale, ma per avere una raccolta organica dei dati si è dovuto attendere fino al 2010 quando a Taranto è stato creato il registro Tumori.
Una perizia del 2012, sugli abitanti di Taranto, attribuisce OGNI ANNO alle emissioni industriali il seguente numero di morti o patologie varie (escludendo le altre cause):
- 30 morti
- 18 casi di tumore maligno
- 19 eventi coronarici
- 74 ricoveri ospedalieri per malattie respiratorie, in gran parte bambini.
In particolare, i quartieri di Tamburi e Paolo VI evidenziano rispettivamente i seguenti aumenti:
- morte per tutte le cause: +12% e +27% nei maschi, +9% e +28% nelle femmine
- tumori maligni: +11% e +42% nei maschi, +23% nelle femmine (Paolo VI).
- malattie cardiovascolari: +10% e +28% nei maschi, +15% nelle femmine (Tamburi)
- malattie respiratorie: +8% e +64% nei maschi, +9% e +26% nelle femmine.
CONCLUSIONI
I dati presentati dimostrano che un polo industriale così grande non è compatibile all’interno di un tessuto urbano, soprattutto se gestito da decenni senza tenere conto della salute dei cittadini e del rispetto ambientale.
La soluzione di cui avrebbero bisogno i cittadini di Taranto sarebbe la bonifica totale visto che l’inquinamento ambientale dura da più di 50 anni con enormi quantità di sostanze inquinanti.
Altro grande lavoro necessario è la copertura dei parchi minerari per evitare la dispersione della polvere di carbone, oltre naturalmente al monitoraggio delle emissioni per adattare la produzione industriale alle emissioni in modo tale da diminuire le produzioni e quindi le emissioni quando queste superino i limiti consentiti per legge.
Nell’attesa e nella speranza che questo venga fatto, cosa possiamo fare noi a livello personale?
Innanzitutto, possiamo monitorare la concentrazione delle polveri sottili e della CO2 per capire quando chiudere le finestre, se i parametri superano i limiti, o arieggiare casa quando l’inquinamento è basso. Questo monitoraggio possiamo farlo facilmente con un l’AirVisual PRO, una piccola e semplice stazione di monitoraggio che possiamo tenere in casa o sul balcone per verificare i livelli delle polveri sottili e della CO2.
Naturalmente dopo il monitoraggio ci serve un purificatore che bonifichi l’aria delle nostre case, nel caso che stiamo trattando sono necessari dei purificatori professionali molto potenti, visti i livelli molto alti di sostanze inquinanti, e molto versatili, vista la presenza di moltissime sostanze inquinanti.
I purificatori distribuiti da Controlsecurity Ambiente adatti a tali scopi sono: l’HealthPro, più specifico per le polveri sottili, oppure i depuratori della serie GC e GCX, più specifici per i contaminanti gassosi.
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