Lo screening rapido con isolamento dei portatori è efficace?
Contesto
Le unità di terapia intensiva (UTI) sono aree ad alto rischio per la trasmissione di batteri resistenti agli antimicrobici, ma non esistono studi controllati che abbiano analizzato l’effetto dello screening rapido con isolamento dei portatori sulla trasmissione in ambienti che adottano precauzioni basate sui migliori standard Abbiamo valutato alcuni interventi finalizzati alla riduzione della colonizzazione e della trasmissione di batteri resistenti agli antimicrobici nelle UTI d’Europa.
Metodi
Questo studio è stato condotto in tre fasi presso 13 UTI. Dopo un periodo basale di 6 mesi (fase 1), abbiamo condotto uno studio di serie temporali ininterrotte sul lavaggio corporeo universale con clorexidina combinato con un miglioramento dell’igiene delle mani per 6 mesi (fase 2), seguito da uno studio randomizzato a cluster della durata di 12—15 mesi (fase 3). Le UTI sono state assegnate mediante schema di randomizzazione computerizzato allo screening tradizionale (screening cromogenico per Staphylococcus aureus meticillino-resistente [MRSA] ed enterococchi vancomicina-resistenti [VRE]) oppure allo screening rapido (test PCR per MRSA e VRE e screening cromogenico per enterobatteri altamente resistenti [HRE]), con l’adozione di precauzioni per il contatto in relazione ai portatori identificati. L’outcome primario era rappresentato dall’acquisizione dei batteri resistenti per 100 pazienti-giorni a rischio, per i quali abbiamo calcolato i cambiamenti improvvisi e i cambiamenti dei trend in seguito all’introduzione di ciascun nuovo intervento. Abbiamo valutato l’acquisizione attraverso la sorveglianza microbiologica e l’abbiamo analizzata con un modello di regressione segmentata di Poisson multilivello. Abbiamo eseguito un raffronto tra gruppi di screening con un test del rapporto di verosimiglianza che combinava cambiamenti improvvisi e cambiamenti del trend. Questo studio è stato registrato in ClinicalTrials.gov con il numero NCT00976638.
Risultati
Sette UTI sono state assegnate allo screening rapido e sei allo screening tradizionale. In media, l’osservanza dell’igiene delle mani è migliorata, passando dal 52% della fase 1 al 69% della fase 2 e al 77% della fase 3. Le percentuali medie dei pazienti sottoposti a lavaggio corporeo con clorexidina sono aumentate dallo 0% al 100% all’inizio della fase 2. Per quanto riguarda i trend nell’acquisizione di batteri resistenti agli antimicrobici, il rapporto di incidenza (IRR) settimanale è risultato pari a 0,976 (0,954—0,999) per la fase 2 e a 1,015 (0,998—1,032) per la fase 3. Per quanto riguarda i cambiamenti improvvisi, l’IRR settimanale è risultato pari a 0,955 (0,676—1,348) per la fase 2 e a 0,634 (0,349—1,153) per la fase 3. La diminuzione dei trend nella fase 2 è stata in larga misura determinata da cambiamenti nell’acquisizione dell’MRSA (IRR settimanale 0,925, CI al 95% 0,890—0,962). L’acquisizione è stata più bassa nel gruppo assegnato allo screening tradizionale rispetto a quello assegnato allo screening rapido, ma tale differenza non è risultata significativa (p=0,06).
Interpretazione
Un miglioramento dell’igiene delle mani unito ad un lavaggio corporeo con clorexidina in tutta l’unità hanno ridotto l’acquisizione di batteri resistenti agli antimicrobici, in particolare di MRSA. In un quadro di mantenimento di un livello elevato di osservanza dell’igiene delle mani e del lavaggio con clorexidina, lo screening e l’isolamento dei portatori non riducono i tassi di acquisizione dei batteri multifarmaco-resistenti, indipendentemente dal fatto che lo screening venga effettuato con metodiche di analisi rapide o tradizionali.
Fonte: THE LANCET Infectious Diseases